venerdì 23 luglio 2010

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Come avrete capito dal titolo di questo articolo, oggi parliamo di quella che, a detta di molti, è una delle migliori avventure grafiche di tutti i tempi: The Secret of Monkey Island pubblicato nel 1990 dalla LucasFilm  per Amiga, PC ed Atari ST. Come per Indiana Jones and the Last Crusade il gioco fu, inizialmente, rilasciato nella versione EGA 16 colori per essere poi ripubblicato, in edizione enanched, negli svafillanti 256 colori della VGA (gli screenshot che troverete sparsi per la recensione fanno riferimento a quest'ultima versione).
Su questo gioco penso si sia già scritto e detto di tutto, quindi non aspettatevi di trovare nulla di nuovo in questo articolo se non il ricordo appassionato di un nostalgico videogiocatore ... andiamo ad iniziare!

Nel profondo dei Caraibi ... l'isola di Mêlèe ...


La trama

Nel '600 caraibico il giovane Guybrush Threepwood approda sull'isola di Mêlèe deciso a coronare il sogno della sua vita: diventare un pirata. Giunto al famigerato Scumm Bar il giovane avventuriero viene ricevuto dai "pirati dall'aspetto importante" i quali, gli indicano le tre prove che dovrà superare per realizzare il suo scopo: sconfiggere in duello il maestro di spada, rubare l'idolo dalle molte mani dalla residenza del governatore Elaine Marley e trovare il mitico tesoro nascosto, chissà dove, sull'isola. Proprio durante il furto nella residenza del governatore, Guybrush incontra la bella Elaine e se ne innamora perdutamente. Tutto sembrerebbe destinato a concludersi nel migliore dei modi quand'ecco giungere sull'isola il fantasma del pirata LeChuck, che rapisce la fanciulla e la conduce su Monkey Island per costringerla a sposarlo. Assurto al rango di pirata, Guybrush parte alla volta dell'isola delle scimmie intenzionato a carpirne il segreto che gli permetterà di ricacciare negli inferi lo spirito di LeChuck e di avere la bella Elaine tutta per sé.

Insomma, una trama che incarna perfettamente tutti i canoni del genere avventuroso in senso stretto: pirati, isole misteriose, tesori nascosti, un pizzico di misticismo, una storia d'amore e un protagonista, voi, determinato a diventare il nuovo re dei sette mari.


 
Al cospetto dei pirata dall'aspetto importante
Il penetrante sguardo di Elaine fa breccia nel cuore di Guybrush

Il gioco 

Con l'uscita di The Secret of Monkey Island la LucasFilm viene definitivamente consacrata regina delle avventure grafiche. Liberi dai limiti tecnologici che avevano caratterizzato i primi titoli (Maniac Mansion e Zak McKracken) e dalla trama "imposta" di Indiana Jones and the Last Crusade, la ciurma di geniacci capitanati da Ron Gilbert può finalmente dare libero sfogo alla propria creatività, donando al popolo dei videogiocatori un capolavoro immortale che esercita tutt'oggi un grandissimo fascino su chiunque ne venga a contatto.

Tra le novità più importanti abbiamo la rivoluzione del gameplay che porta i giochi d'avventura in nuova dimensione. La giocabilità e l'accessibilità di un'avventura sono essenziali per Ron Gilbert tanto da portarlo nel 1989, prima di iniziare lo sviluppo del gioco, a redarre un articolo (in seguito pubblicato sul suo blog) dal titolo Why adventure games suck (Perchè i giochi d'avventura fanno schifo). In questo breve saggio, Gilbert, da grande appassionato, critica le avventure grafiche dell'epoca e redige un decalogo dei fattori necessari a rendere il genere maturo. Tra questi spiccano l'impossibilità di morire del protagonista, l'assenza di vicoli ciechi, la chiarezza, fin da subito, degli obiettivi da raggiungere ed enigmi  non fine a se stessi ma volti a far progredire la storia. Su questi pilastri si poggiano The Secret of Monkey Island ed il seguito della produzione Lucas.
Questa nuova filosofia portò al titolo diverse critiche, in quanto giudicato troppo semplice da alcuni fan dell'epoca. Ma proprio in questa semplificazione, si cela l'ambizioso obiettivo di Gilbert: elevare le avventure grafiche da genere di nicchia a mezzo di intrattenimento di massa. Con il senno di poi, visto l'incredibile successo ottenuto dai suoi titoli, non si può far altro che dar ragione al geniale game designer!!

Summa della rivoluzione Gilbertiana sono i numerosi duelli che dovrete affrontare per arrivare allo scontro finale con il maestro di spada: le prevedibili sequenze action vengono sostituite da contese a suon di insulti in cui, per aver ragioni dell'avversario, dovrete rispondere a tono alle sue invettive. In questo modo, senza rinunciare al divertimento, la dinamica riflessiva dell'avventura non viene turbata da "fastidiose" contaminazioni.

Carla, il maestro di spada dell'isola di Mêlèe


The Secret of Monkey Island si  distingue, dalle altre avventure dell'epoca, per la forte caratterizzazione dei suoi personaggi. Il protagonista è dipinto come ragazzino sognatore ed un po' impacciato che, pur non essendo dotato di particolari capacità (se non quella di riuscire a trattenere il fiato per dieci minuti), grazie alla sua perseveranza riesce a superare ostacoli apparentemente insormontabili. La bella Elaine è una donna forte ed intraprendente con una particolare passione per le persone un po' imbranate ed ingenue: infatti appena conosce Guybrush se ne innamora.
Tra i comprimari quello che ricordo con più "affetto" è il mitico Stan (nell'immagine qui a fianco) un vero e proprio marchio di fabbrica dell'intera saga. Plasmato sul modello del venditore di auto usate, affabile e dalla parlantina spigliata, in questo episodio, Stan veste i panni di un venditore di navi che, dopo un'estenuate trattativa, rifila al povero Guybrush lo scalcinato vascello che utilizzerà per lasciare l'isola di Mêlèe alla volta di Monkey Island. Rivedremo Stan verso il termine dell'avventura quando, uno spazientito LeChuck,

Come tutti i titoli LucasFilm che l'hanno preceduta, The Secret of Monkey Island, è un'avventura ricca di trovate irresistibili che, sottolineano la passione e la "pazzia" dei suoi sceneggiatori. Non posso esimermi dal citare il pirata che inizierà a decantare la bellezza e la grafica di Loom (altro titolo Lucas uscito in quel perido di cui avrò modo di parlarvi in altra sede ... restate sintonizzati) oppure la discussione a base di Woof, Arrf e Arofh che potrete intrattenere con un cagnolino allo Scumm Bar ... io ci avrò parlato per dieci minuti sperando di ottenere qualche indizio importante :o)

 
Un pirata vi invia ad acquistare Loom
Questo cane sa qualcosa!!!


Graficamente il gioco non introduce molto rispetto al precedente Indiana Jones and the Last Crusade, se non l'uso di primi piani, magistralmente disegnati, nelle sequenze di dialogo più importanti. Un plauso al commento sonoro veramente azzeccato, con i suoi "motivietti" che entrano letteralmente in testa al punto che vi ritroverete a fischiettarli senza accorgervene.
Ottimo ed intuitivo, come sempre, il sistema di controllo basata completamente sul mouse ed i verbi nella parte bassa dello schermo.


    Curiosità e citazioni

    • il nome Guybrush ha una genesi alquanto bizzarra: nelle fasi iniziali dello sviluppo, non avendo ancora deciso il nome del protagonista il grafico salvò i suoi sprite di animazione in un file dal nome guy (ragazzo, in inglese); il resto lo fece Deluxe Paint che, aggiungendo automaticamente l'estensione brush, portò al nome completo guy.brush scelto, in seguito, come nome del nostro alter-ego
    • il nome del famigerato Scumm Bar fu scelto per onorare il motore di scripting alla base di tutte le avventure della software house californiana
    • il nome LeChuck è il soprannome di Steve "Chuck" Arnold, l'allora presidente della Lucas
    • nonostante quanto affermato nel saggio di Ron Gilbert, il protagonista nel corso del gioco può morire. Si tratta in realtà di due easter egg: nel primo Guybrush cade da uno strapiombo per poi rimbalzare su di un albero della gomma (poco più in basso il divertente filmanto), nel secondo il protagonista muore veramente ma per assistere al funesto evento, dovrete restare oltre dieci minuti sott'acqua, affrontando in un enigma che necessita al massimo un minuto per essere risolto. In entrambi i casi, bellissima la presa in giro delle avventure Sierra, "famose" per le bizzarre morti dei suoi protagonisti.

    Guybrush è in grado di trattenere il fiato per dieci minuti,
    trascorsi i quali non potrà far altro che fluttuare nell'oceano



    Versione Amiga

    Spendo due parole sulla versione Amiga di The Secret of Monkey Island che, rispetto ai precendenti giochi Lucas, godette di un trattamento di riguardo. Innanzitutto la grafica, non portata direttamente della versione EGA a 16 colori ma migliorata per sfruttare i 32 colori della macchina Commodore. Fantastico il commento sonoro che, grazie agli arrangiamenti di Chris Huelsbeck, pone il titolo, almeno per quanto riguarda l'audio, un gradino sopra la versione PC.

    Conclusioni

    Come avrete capito leggendo da questo articolone, il mio giudizio su The Secret of Monkey Island è assolutamente entusiastico ... lo considero tutt'oggi uno dei migliori giochi mai pubblicati e, nella mia lunga carriera di videogiocatore ne ho visti veramente tanti. Badate bene, questo non è un giudizio da nostalgico ... Monkey Island è un gioco tremendamente attuale, lo dimostra il remake in alta definizione rilasciato, con buon successo, nel corso della scorso anno dalla stessa Lucas.
    Il mio consiglio personale è quello di provare l'originale per rivivere il gioco così come fu concepito in origine ... la grafica è un po' grezza, il sonoro non è multicanale, non c'è il doppiaggio ma forse è proprio questo il bello :o)

    Vi lascio con il filmato di presentazione del gioco accompanganto dall'ormai mitico Monkey Island Theme ...

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